12/03/2019
Michele De Luca, Tutela contro il licenziamento, nel contratto di lavoro a tutele crescenti, dopo l’intervento della Corte costituzionale: alla ricerca del giusto risarcimento, quando risulta esclusa la possibilità della reintegrazione nel posto di lavoro

Rielaborazione e sviluppo – con il corredo di note essenziali – della relazione all'incontro di studio su Il regime sanzionatorio dei licenziamenti dopo la sentenza della Corte Costituzionale n. 194/2018 – nell'ambito (ed in apertura) del Curriculum di diritto e processo del lavoro 2019 – da Università degli studi di Bologna – Scuola superiore di studi giuridici; Struttura didattica territoriale di Bologna; AGER – Associazione avvocati giuslavoristi dell’Emilia Romagna (Bologna, 22 febbraio 2010). In corso di pubblicazione in Variazioni su temi di diritto del lavoro, 2019.

La lettura di qualsiasi pronuncia della Corte – su questioni di legittimità – costituzionale non può, all'evidenza, prescindere dalle regole che ne governano il giudizio. 
In coerenza con la prospettata impostazione dell’indagine, il principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato si coniuga, con lo scrutinio di rilevanza, nella identificazione – quale oggetto del giudizio (definito dalla sentenza in esame della Corte costituzionale n. 194 del 2018) – della questione di legittimità costituzionale – in relazione a parametri diversi (articoli 3, 4 e 35 della costituzione, nonché 76 e 117, primo comma, in relazione a fonti interposte internazionali e dell’Unione europea) – della disciplina legislativa, applicabile ratione temporis (articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 4 marzo 2015 n.23), in materia di tutela contro il licenziamento ingiustificato nel contratto a tutele crescenti, investendone specificamente, tuttavia, il criterio automatico di calcolo – commisurato, esclusivamente, alla anzianità di servizio – della indennità risarcitoria, che ne esaurisce, appunto, la tutela. 
La stessa questione, pertanto, forma oggetto, altresì, della pronuncia di accoglimento (della stessa sentenza della Corte costituzionale) – che incide sull'ordinamento giuridico, con effetti vincolanti anche per l’interprete – nonché della normativa di risulta (all'esito di tale pronuncia) che, per il calcolo della indennità risarcitoria, sostituisce – al criterio automatico, commisurato alla anzianità di servizio, contestualmente dichiarato incostituzionale – il risarcimento del danno che risulti adeguato – in relazione alla duplice funzione, non solo compensativa ma anche sanzionatoria – demandandone la liquidazione alla discrezionalità del giudice – in applicazione delle regole di generale applicazione nella soggetta materia (articoli 1223 ss. cod. civ.) – ferma restando, tuttavia, la possibilità di fare ricorso a criteri stabiliti aliunde (ad esempio, da articoli 8 legge n. 604 del 1966 e 18, comma5, dello statuto dei lavoratori, nel testo ora vigente). 
Mentre le pronunce di inammissibilità e di rigetto della stessa sentenza non incidono sull'ordinamento, né vincolano l’interprete, ma possono soltanto orientare, tuttavia, lo scrutinio – circa la fondatezza – della riproposizione delle questioni che ne risultano investite. 
La sentenza in esame della Corte costituzionale – come anticipato, fin dall’incipit, e ripreso nelle conclusioni del saggio – affronta problema non nuovo per il nostro diritto del lavoro – concernente la ricerca del giusto risarcimento, quando risulti esclusa la possibilità della tutela in forma specifica – del quale costituisce precedente, ad esempio, il divieto di conversione dei contratti a termine, nel pubblico impiego. 
Nel caso, che ci occupa, della indennità risarcitoria da licenziamento ingiustificato, tuttavia, esula una copertura eurounitaria specifica – come quella – che assiste, invece, il divieto nazionale di conversione dei contratti a termine nel pubblico impiego: quale la condizionalità eurounitaria, appunto, per lo stesso divieto nazionale.

(Reading any judgement of the Constitutional Court about questions of constitutional legitimacy cannot prescind aside from the rules that govern the judgement itself. 
Coherently with this analysis setting, the principle of correspondence between requested (from the parties of the judgement) and pronounced (by the judge) must conjugate with the relevance judgement, in the identification of the judgement’s subject of the questions of constitutional legitimacy about the applicable law ratione temporis on the remedies against the unfair dismissal in the so-called “contratto a tutele crescenti” . In this case, the subject of the judgement was related to different parameters, such as articles 3, 4 and 35 of the Constitution, articles 76 and 117, first paragraph, of the Constitution, also related to international and European sources of law. Particularly, the Constitutional court was asked to pronounce about the automatic calculation criterion of the redundancy compensation, which is the only remedy against unfair dismissal in the “contratto a tutele crescenti”. This criterion established the amount of compensation exclusively in proportion to the length of the employment relationship. 
The same issue is also subject of the acceptance judgement of the Constitutional court. The judgement affects the legal system, with binding effects, even for the legal interpreters, and it also affects the provisions resulting from the outcome of the judgement itself. After the acceptance verdict, there is a new method of calculation of the redundancy compensation. In fact, the verdict declared the automatic calculation criterion (referred only to the length of the employment relationship) unconstitutional and replaced it with an adequate redundancy compensation, related to its dual function (not only compensatory but also punitive), which must be liquidated by the judge. In order to liquidate a fair sum, the judge must respect the general rules about the assessed damages (article 1223 cod. civ. and following), with the possibility of making use of other criterion relevant to the provisions (such as, i. e., the rules provided by article 8 of the law no. 604 of 1996 and by article 18 of the so-called Employee statute). 
While inadmissibility judgements and rejection judgement of the same verdict don’t affect the legal system, neither they bind the legal interpreter (but they can only orientate him), the relevance judgement prevents the pleading of the same questions at the Constitutional court. 
As anticipated in the beginning and resumed at the end of this essay, this judgement of the Constitutional court deals with an unresolved problem of our labour law: the finding of the fair compensation, when the possibility of the remedy in specific form is excluded. Inherent to this debate was also the precedent discussion about the inhibition to convert the illicit fixed term contract of public employment. 
In the case we are dealing with, the redundancy compensation doesn’t have a specific European coverage, such as the one that assists the national inhibition to convert the illicit fixed term contract of public employment.)

Authors
De Luca, Michele