La “questione salariale” in Italia non è certamente un argomento nuovo per le studiose e gli studiosi di relazioni industriali. Tuttavia, i dati emergenti dalle analisi più recenti certificano come il nostro sia l’unico Paese europeo in cui negli ultimi decenni i salari medi sono diminuiti. Ciò impone di tornare a riflettere sul tema, considerando le numerose concause di questo preoccupante fenomeno: il meccanismo di regolazione contrattuale degli adeguamenti retributivi, la scarsa diffusione del secondo livello di contrattazione, la precarizzazione dei rapporti di lavoro, ma anche la polverizzazione dell’apparato produttivo alla liberalizzazione dei servizi pubblici, nonché gli effetti delle crisi sanitarie, economiche ed energetiche dell’ultimo decennio, che incidono negativamente sul potere d'acquisto dei lavoratori. La questione salariale, peraltro, non riguarda solo il lavoro subordinato: al dibattito sul salario minimo legale, rilanciato dall’adozione della Direttiva europea sui salari minimi adeguati, si deve accompagnare un approfondimento sul livello dei redditi da lavoro autonomo, nonché sui sistemi di protezione sociale e sulle politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale. In una prospettiva di relazioni industriali, ciò significa ridiscutere del valore (non solo economico) del lavoro, della sua regolazione, del ruolo delle istituzioni pubbliche, delle strategie degli attori sociali e, in apicibus, della funzione della contrattazione collettiva.
L’Associazione Italiana di Studi sulle Relazioni Industriali (AISRI) invita studiosi e studiose di discipline giuridiche, sociologiche ed economiche agli inizi dei loro percorsi di ricerca e/o professionali, a misurarsi con queste questioni e a discuterne nell’ambito del Congresso dell’associazione, in un’apposita sessione che si terrà a Roma il 9 giugno 2023.